sabato 25 febbraio 2012

Quali criteri utilizziamo per orientarci nel mondo?

Se proviamo a scrivere "criteri per orientaci nel mondo" su internet ci appare una lista infinità di possibilità: orientaci nel mondo dei finanziamenti; nel mondo del lavoro; nel mondo della musica; del trucco; delle polizze auto; del cinema; eccetera eccetera. Orientarci assume che ci sia un "Oriente" -che a livello spaziale viene identificato con l'"Est"- cioè una direzione capace di indicare quale rotta occorra seguire, oppure dalla quale prendere un riferimento.
Se questa "rotta" la pensiamo riferita ai concetti che ci guidano giorno per giorno nelle scelte della vita, però, non è difficile riflettere su quanto, in realtà, ci sia spesso difficoltà a trovare una direzione certa. "Perchè esiste una rotta certa?" Mi si potrebbe chiedere, ma io -a mia volta- chiederei: "se non c'è una rotta certa perchè vengono assunti certi criteri?".
In più troviamo venti e temporali, freddo, neve o caldo torrido nelle decisioni, metafore di sensazioni capaci di "dirottare" la nostra decisione. Inoltre, il punto di arrivo -la meta- che perseguiamo è veramente tale?
Al di là degli obiettivi, senza toccare le cose che ci fanno alzare dal letto la mattina, sarebbe curioso chiedersi, per esempio: quali sono i criteri che che mi fanno dire ciò che una cosa è "normale" o meno. E' la statistica che mi dice se un comportamento è corretto? E' per via del "buon senso" Se "si", in cosa consiste?
Non voglio proporre un relativismo "gratuito", ma sollevare la domanda -tra le domande- "non è che diamo un qualche cosa di scontato, ogni tanto?"Ancora, se "si", perchè?

8 commenti:

  1. credo che le "cose" scontate derivino da ciò che la cultura ci ha radicato nella mente con il passare degli anni.
    Poi dipende da noi dar per scontato o no...ma come si può avere un senso del giudizio corretto?
    non si può credo...intervengono tante dinamiche.

    non è trascurabile il fatto che orientarsi stia ad "oriente"
    in oriente hanno scoperto tanto del mondo interiore trascurando però l'esteriore.

    ci sarebbe tanto da dire o piuttosto colloquiare.

    un saluto
    anna

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  2. Ciao Anna,
    grazie delle tue parole!
    Mi piace la tua domanda, che qui riprendo trasformandola un po': "quale è il senso che ci può indicare quando un giudizio è corretto?"
    ...mi prendo tre parole della domanda: senso-giudizio-correttezza.
    Avresti voglia di dare un tuo significato ad ognuna di queste parole? Così che possa capire cosa intendi, un po' più nello specifico? Grazie1000!! ciao
    Davide

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  3. ohhhhhhh, io posso solo provare ad esprimere una mia opinione,
    grazie della fiducia.
    vedi, tu mi chiedi quale è il senso che meglio ci aiuta o ci indica una possibile via di giudizio.
    la mia ricerca è molto particole, forse ancora è presto per capirla. il senso che meglio ci appartiene è la dimensione dell'ascolto, non l'udito attenzione, ma ciò che tutto il nostro corpo ascolta, a partire dall'interno, dall'introspezione di noi stessi dall'ascolto per poi poter ascoltare anche tutto ciò che di esterno si è dimenticato di ascoltare(scusa la ripetizione della parola ascolto) perchè siamo circondati di rumori e suoni che nascondo quelli naturali. in parole semplici parlo di armonia ( non nel senso mieloso di tante persone che parlono di armonia, pace amore e bla bla bla). una volta che riusciamo a entrare nella dimensione dell'ascolto il giudizio e la correttezza
    ( che paroloni usate spesso in filosofia, che amo ^_^)vengono da sè...

    un caro saluto
    Anna

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  4. Ciao Anna,
    quindi, l'ascolto è per te la chiave per trovare il "senso" dato alle cose, giusto? Intendi un ascolto di noi stessi vero?

    Ti chiedo: ma quali sono i nostri suoni naturali? Come facciamo a comprederli? Armonia? Come la intendi tu?
    Ciao
    Davide

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  5. Dare un senso alle cose è molto soggettivo direi, più che altro dare un senso al nostro percorso.
    Conta la respirazione, il suono della nostra voce, tutto ciò rimbomba all'intero del nostro corpo interagendo a livello fisico biologico con l'organismo, poi intervengono i suoni naturali...tutto ciò fa star meglio con noi stessi e di conseguenza ci dona consapevolezza e un "rapportarci meglio"con gli altri.

    prova a leggere il "metodo tomatis" , siamo molto in sintonia, anche se io prediligo un sistema più semplice, ma partiamo dagli stessi presupposti.
    interessante è anche G. Alternovitz e il suo metodo Gene Musical Espression

    Anna

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  6. Ciao Anna! Grazie degli spunti di lettura...
    Una cosa però, mi dici: "...tutto ciò fa star meglio con noi stessi e di conseguenza ci dona consapevolezza..". Mi spieghi perchè? A volte, eesempio, una persona può stare bene con se stessa ma non necessaramente -e conseguentemente- essere più consapevole, no?
    Davide

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  7. ciao ^_^,
    dici?
    magari non c'è ne rendiamo conto. Quando stiamo bene siamo già consapevoli di star bene, le azioni saranno cariche. Lo star bene con noi stessi è già una consapevolezza. Non consapevolezza nel senso di avere (possedere), ma nel senso di essere.

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  8. Ciao,
    dici, lo star bene è una consapevolezza nel senso di "essere"? Mi aiuti a capire?..grazie! Davide

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