sabato 18 dicembre 2010

Quello che ha inciso

Quali sono state le cose "più decisive" che  hanno contribuito a formare il vostro sguardo sul mondo?

8 commenti:

  1. Lancio una pietra.
    Non parlo delle persone che hanno contribuito a farmi guardare il mondo per come lo vedo ora, perchè ce ne sono troppe, un'infinità: sarei sommario e poco comprensibile.
    Però potrei dire che la percezione delle altre prospettive si è sviluppata in me anche grazie all'attenzione verso gli altri "sguardi". Non tanto gli sguardi, intesi come attività che scrutano giudicanti, quanto il modo di guardare, l'espressione che gli occhi hanno, assumono, mentre posano la vista sulle cose del mondo. Ecco!Lo sguardo di ogni persona, che guarda gli altri, le cose, il mondo mi ha spesso colpito per quel modo unico con cui cercava un qualche cosa, una qualche umanità.
    Vi trascrivo una breve descrizione che lessi diverso tempo fa in un racconto, mi pare renda molto meglio ciò che vorrei trasmettere: "Trovo per gli occhi profonda tenerezza. Mi verrebbe da abbracciare quegli sguardi dolci, gradatamente tristi, che cercano qualcosa come un'incerta comprensione che li lasci come erano, come sono: piccoli e candidi, desiderosi di un bene materno e paterno conosciuto. Che dolcezza! Muovono in me qualcosa che profondamente mi sfugge, che la vita dovrebbe fermarsi a guardali più spesso, fermarsi a chiedere cosa cercano, cosa hanno provato, cosa vorrebbero provare; ma la vita spesso ce ne fa incontrare tanti e ricordare pochi, a volte nessuno. Ci concentriamo su altri dettagli. Dettagli, appunto. Credo che in quelle perle ci sia qualcosa che scava dentro le persone, perché la forza di ciò che esprimono setaccia chi si ha di fronte, rivelandone l’umanità. Forse è per quello che spesso li evitiamo: sarebbe troppo faticoso incontrare la vita ogni qualvolta incontriamo una presenza.
    Incontrare lo sguardo delle persone, potrebbe esser la cura per ricordare a me stesso di essere un uomo".
    Trovo nello sguardo delle persone uno dei motivi per cui, oggi, vedo le cose "come le vedo".

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  2. Io invece le perle di cui tu parli le ho trovate e trovo negli occhi dei cani soprattutto, ma degli animali in genere. Nei loro occhi leggo ciò che tu hai descritto con dovizia di particolari che corrispondono esattamente alle sensazioni che provo guardando i loro occhi.
    Non credo più agli occhi delle persone e lo dico senza voler polemizzare ma vinta dagli eventi della vita.
    Per me nulla è più incantato e incantevole degli occhi di un cane: ti parlano di lui, ti parlano di te, guardandoli mi ci perdo e rivedo i miei occhi incantati e fiduciosi di bambina. Gli occhi di un cane non mi tradiranno mai, gli occhi degli uomini????????????!!!!!!!!!!!!! Donatella

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  3. Mi accorgo di aver limitato molto lo spunto parlando solo degli occhi delle persone.
    In realtà, trovo che ogni sguardo possa indurci a riflettere. Mi chiedo però: sono sempre gli occhi delle persone che tradiscono? O, a volte, sono i nostri occhi che si abbandonano, nello sguardo altrui, a richieste che a volte non sono profondamente comprese? E, quando lo sono, come mai questo bisogno non viene accolto?

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  4. Perchè (e lo sai bene anche tu) è molto faticoso l'ascolto (si ascolta meglio forse con gli occhi che con le orecchie): secondo me oggi, con la vita frenetica che ci creiamo, siamo troppo presi per noi stessi e non si ha voglia di "perdere tempo" a guardare in fondo agli occhi degli altri.
    Lo sguardo curioso, interessato, incantato lo hanno i bambini, o molte persone diversamente abili, creature meravigliose e prive di preconcetti che noi cosiddetti "adulti e normali"..........
    Certo, sappiamo bene che negli occhi altrui si vede quello che si vuol vedere e a volte siamo noi a vederci in loro, in ogni caso, secondo me, è sempre tradimento anche verso se stessi.
    Cosa ne pensi? Dony

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  5. Penso, come dici tu, che l'ascolto -quello profondo, attento e attivo - sia cosa molto faticosa. Credo, anche, che occorra allenamento e motivazione per sviluppare un ascolto sempre più "vivo".
    Vorrei capire più a fondo il tuo concetto di "sguardo curioso", per comprendere meglio la tua prospettiva.
    Quando dici "non si ha voglia di perdere tempo a guardare in fondo agli occhi degli altri", cosa intendi? Perchè, a parer tuo, si perde la curiosità? E' cosa voluta? O subentrano fattori "non voluti", a volte crescendo, che ne ostacolano il "flusso"? Perchè, infine, le persone dovrebbero volersi auto-tradire?

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  6. Per sguardo curioso intendo lo sguardo che ha sete di conoscere tutto ciò che di nuovo gli sta intorno, di trovare anche conferme e sicurezza.
    Non si ha voglia di perdere tempo a guardare in fondo agli occhi degli altri nel senso che VOLERE vedere quello che c'è o ci può essere è impegnativo e può fare paura a volte (sai ogni novità può creare disagio e/o paura) e può mettere in discussione le nostre "certezze" fatte magari di nulla.
    A parere mio si perde la curiosità per delusioni, per stanchezza, per non mettersi in discussione, per come si è stati educati, per tanti motivi legati agli eventi della vita o semplicemente perchè non ci interessa.
    "Auto-tradimento" per me sta nel fatto che sia tu voglia vedere cose negli occhi degli altri, sia tu veda te stesso, non vedi quello che effettivamente c'è e vedi te stesso come pensi tu di essere e di conseguenzaa tradisci il tuo essere come sei (spero di essermi spiegata anche se con un giro di parole).
    Vorrei aggiungere che secondo me oggi la vita non ha più i valori di un tempo;
    - amicizia-correttezza-famiglia-onestà di fatto e di pensiero-altruismo.............
    Secondo te, esistono ancora i valori che erano saldi nei nostri genitori/nonni, quei valori su cui si basava la vita quotidiana e dai quali non si prescindeva a qualsiasi costo?!
    Ciao Dony

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  7. Ciao Dony,
    Intanto ti ringrazio degli spunti che stai condividendo qui!
    Vado alla domanda che mi poni.
    Penso sia difficile generalizzare se oggi ci siano, nelle persone, i valori di una volta: probabilmente varia da individuo ad individuo in quanto ognuno -a seconda del proprio vissuto, della propria visione di mondo ecc.-, porta con sé sfumature differenti circa le percezioni sulle cose.
    Mi chiedo però se sia corretto ricercare gli stessi valori di un tempo oppure dobbiamo andare oltre. Oggi, forse, può essere più utile alla società raccogliere i diversi valori sotto denominatori comuni, ad esempio: “il rispetto della vita”, “dell’ambiente” ecc. (aspetti che, nonostante tutto,in quest'epoca appaiono forse più sulla bocca delle nuove generazioni che prima. Ad esempio, il rispetto degli animali è cosa abbastanza recente – anche se non è ancora, e forse mai, abbastanza-).
    Ci sono valori gratificanti e rassicuranti che erano “scudo” della famiglia fino a poche generazioni fa, ma adesso sarebbero altrettanto “funzionali”? Oppure, è più funzionale (uso “funzionale”: non è molto elegante, lo so, ma penso descriva l’ottica spesso “utilitarista” della società) sviluppare valori declinabili poi alle varie sfere etiche.
    I valori di un tempo hanno un “che” di universale? Se "si", in cosa?
    E...cosa sono i valori?

    Sulla tua descrizione riguardante lo “sguardo curioso”.
    Mi chiedo se il “perdere curiosità” sia a senso unico oppure possa mutare in ogni momento, ritrovando interesse e stupore verso il mondo anche se si pensava di averlo perduto. Non può essere che a volte cambiando prospettiva su una cosa si può vedere – a cascata- “cose” nuove?
    Grazie, ciao.
    Davide

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  8. Ciao Davide,
    certo che si possono vedere cose nuove (l'importante è volerlo), ma è proprio qui che sta il problema: ci vuole elasticità mentale, capacità di superare le delusioni e i dolori con i quali prima o poi la vita ti fa fare i conti, la voglia di ritrovare il bambino che è in noi capace di guardare le cose senza preconcetti, privo delle esperienze di vita già vissuta.
    Per quanto riguarda i valori, concordo nel fatto che bisogna guardare avanti e riconoscere i valori di oggi, ma questi dovrebbero andare ad aggiungersi a quelli di un tempo che, se perdiamo di vista o non facciamo più caso al fatto che pochi li riconoscano come tali, corriamo il rischio di perderli e sarebbe come perdere le esperienze di vita che formano il nostro bagaglio culturale - il passato fa parte del presente e, volere o no, condizionerà le nostre scelte future.
    Per me è giusto aprirsi al presente, ma senza dimenticare ciò che è stato.
    Oggi è molto comodo pensare che un valore possa essere soggettivo, e no cari miei è solo una posizione di comodo!!!!!!!!!!
    Sono perentoria nell'affermare questo, ma i valori, l'etica, la morale, non sono soggettivi, bensì regole su cui ci si dovrebbe basare nel rispetto di noi stessi ma soprattutto degli altri.
    Grazie del tuo tempo, Dony

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