venerdì 12 novembre 2010

...Le domande giuste...

Perché la filosofia può aiutare a creare consapevolezza sulle cose?
Un aneddoto, narrato da Watzlawick nel suo libro “Istruzioni per rendersi infelici” (Feltrinelli), può essere efficace per descrivere un atteggiamento tipico nella vita quotidiana.
La storia è questa: “E’ sera. Un uomo ubriaco arriva a davanti a casa e si accorge di avere perduto le chiavi. Allora si mette sotto il lampione, sul selciato, e inizia a cercare. Dopo un po’ di tempo, un vigile chiede a quel signore cosa stia facendo. L’uomo, alticcio e sdraiato a terra, spiega che sta cercando le chiavi di casa e chiede a sua volta di aiutarlo. Dopo una  buona mezz’ora di inutile ricerca, il vigile si ferma e chiede all’ubriaco: <<Ma è sicuro di averle perse qua?>>, dato che entrambi hanno passato a setaccio quel tratto di strada sotto il lampione, e non hanno trovato nulla.
A queste parole,  l’ubriaco risponde:  <<In realtà le chiavi le ho perse là>>, indicando qualche metro più lontano dal punto in cui stavano cercando, in una zona non illuminata, aggiungendo: <<però là è buio, preferisco cercare qua… perché c’è la luce!>>.

E in effetti, spesso è così che funziona:  cerchiamo le cose (e i concetti) là dove è più comodo, ma allo stesso tempo dove non è probabile che esse siano.
A volte occorre mettersi a rovistare nelle zone più buie, dove non siamo mai stati, dove non è comodo cercare, ma dove è possibile trovare risposte adeguate  alle nostre ricerche.

La pratica filosofica può essere interpretata come un’azione dedita a sondare criticamente gli eventi –interni ed esterni- che avvengono nella vita di un individuo. Può esserci utile per scoprire gli errori logici che abbiamo commesso nel porre alcune questioni. Quante volte scopriamo di aver dato per scontato qualche cosa, che poi così scontato non si è rivelato?
La criticità della filosofia può essere una strada stimolante per passare al setaccio i nostri vissuti e darne una ponderata collocazione.
A volte è sufficiente avere il coraggio di farsi delle domande che ci spingano a guardare le cose più a fondo e a “superare” quello che in un primo momento era sembrato esauriente e corretto. Spunti e stimoli “altri” ci rendono capaci di volgere lo sguardo in una direzione nuova, per intravedere inaspettate prospettive.
Il contatto con l’alterità ci mette costantemente in discussione, a volte però può creare delle distorsioni: per esempio, quando percepiamo ciò che non siamo, come un qualcosa che non può (e non deve, per una sotterranea  presa di distanza dal mondo) essere “vivente” come noi; ancora, quando la diversità o la tentazione di semplificare ciò che non possiamo comprendere può indurci a credere che il mondo sia a una sola –e solo nostra- dimensione.

La filosofia portata nel quotidiano, nella vita di ogni giorno, ci invita alla ricerca come soggetti che sono nel mondo con stupore, pronti a lasciarsi interrogare da  ciò che l’esistenza va incontrando sul suo cammino.



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